Casa dolce casa
Si sa, la propria casa, soprattutto se appartiene ad un architetto, è sempre terreno di sperimentazione.
Nel mio caso, grazie anche alla complicità di mia moglie Benedetta, molti sono gli oggetti pensati, disegnati e fatti realizzare per noi stessi nel corso degli anni.
Tra i tanti segnalo il letto della camera padronale in legno di wenge con panche perimetrali, testata asimmetrica e comodino laccato, l’armadio-parete contenitore dell’ingresso in ebano e acero e la rigorosa libreria laccata dalle proporzioni calibrate che diventa porta cd/dvd in maniera davvero insolita ma assolutamente funzionale.
A pavimento le essenze dominano la scena in due diverse varianti e finiture, dal teak industriale verniciato opaco del piano primo, al sapore davvero particolare dei listoni di rovere finito a olio del soggiorno in mansarda (Domusker).
Elementi di lamiera verniciata disegnati da me e piegati ad arte da sapienti mani artigiane custodiscono, in differenti forme, libri, giornali e riviste e dialogano con “mostri sacri” del design internazionale come la chaise-longue LC4 di Le Corbusier per Cassina, le poltrone ABC di Antonio Citterio per Flexform, la lampada Tolomeo di Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina per Artemide e le sospensioni Scintilla di Livio e Piero Castiglioni per Fontana Arte.
Anche il bagno degli ospiti è concepito in maniera “originale” grazie alla carta da parati floreale black&white e le ricercate e inusuali ceramiche bicolore red&white di Althea.
In sala da pranzo, sotto il benevolo sguardo di un Budda a parete, tavolo 1=2 di Jean Nouvel per Zeritalia (ora Cassina) con sedie Alfa di Hannes Wettstein per Molteni e FPE (Fantastic Plastic Elastic) di Ron Arad per Kartell.